Come una poesia di città è un progetto che si aggancia al passato per creare attraverso i luoghi e i ricordi dei ponti esistenziali con il presente.

È un progetto che vuole ampliare il campo tra l’ovvio e il normale.
L’ovvio ha un potere politico enorme.
L’ovvio è quello che si fa quando non si fa niente.

Ma… quando pensi a Potenza, come la pensi a livello culturale?
Come racconti la città in cui vivi?

A chi dice che si tratta di un lavoro inutile e che nulla si può cambiare, rispondiamo che abbiamo avuto insieme il coraggio di incontrare l’inaspettato.
Il coraggio di far diventare ciò che è familiare strano e ciò che è strano familiare.1
Il bisogno di svelare il bagaglio di storie che ognuno porta con sé per generazioni.

Camminando per le città possiamo prendere contatto con storie precedenti, ripercorrendo i tragitti, deviare le rotte e generare inaspettati punti di vista.
Come una poesia è lavorare sugli immaginari dei suoi abitanti.
Sul modo in cui ricordiamo.
Su come immagazziniamo la memoria.
Sulla profezia che si autoavvera.

È un modo di dire, ma rispecchia anche l’idea secondo cui basta esprimere una previsione affinché questa si realizzi.
Alle volte le nostre convinzioni sono talmente forti da spingerci a comportarci come se fossero vere.

Così, per esempio, la narrazione in cui ormai crediamo ciecamente di essere individui egoisti, noncuranti degli altri, dell’ambiente e della città, ci guida nel compiere scelte che non possono che partire da quelle inevitabili premesse.2



  1. Ryan Gunderson
  2. FarFarFare